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C’è dolore. Bussa alla mia porta entra
da tutte le mie fessure mi movimenta
dentro la pietà. Mi confonde. Non accetto.
Non mi consegno a questa solfa di morti.
C’è un assedio di corpi
che lo so lo so sono tutti miei.

Se adesso io inchiodo il pensiero a quell’atto
voglio entrare lì dentro a quel pianto
se voglio capire la mano che raschia
e sconvolge la meccanica sacra di
un vivo, lo scassa lo incendia lo
schiaccia lo affoga con slancio convinto
con tecnica esatta fa male fa male così
male, se piango anch’io se vorrei prenderli
in braccio e portarli nel campo dove
c’è una pace di ombra e di pozzo
se non prego nessuno, se io non invoco, se
l’angelo, se le antiche madri, se se se.

Spiegami tu con pazienza, spiega tu se
puoi, se vuoi, se hai un mistico
modo, se ti è concesso, se parli una
sola delle lingue umane,
se hai la risposta
se sai, se stai fuori dal tempo,
se vedi se hai ira o pietà se tremi di pena se
sei lì che fremi per dire, se non vedi
l’ora, se.

Avessi l’arte di scomparire
avessi l’arte di sminuirmi
fino allo stuoino sulla porta d’entrata
avessi quel largo di porta spalancata.

Avessi la formula degli antichi miracoli
avessi le parole, avessi il canto de la guarigione,
avessi le miracolate mani
avessi voce che solo col canto scancella
ogni strappo, ogni spina, ogni ordine
di distruzione. Avessi io o tu, non importa
la parola, una, immensa, di tregua, di
bacio, di pane, di figliolino, di notte di
luna, di dormire vicino.
Io non ho questa voce- e tu?

Fate piano. Fate piano- per ogni
goccia, per ogni delicato dito
per ogni tavola partita da un porto
rudimentale, antico. Fate piano,
ch’è delicato tutto, nel suo esile
canto d’esserci, fate piano, per carità, fate piano.

C’è uno spintone sgarbato sulle
venature d’ogni colore, c’è un
passo pestatore che fa
lo schianto delle primavere.
Dire per nome tutto, fare grande
battesimo allora, benedire
voglio. Che il male che facciamo e
non vogliamo, che il male che facciamo
ci ritorni centuplicato in bene. Centuplicato
in bene. In bene. In bene centuplicato.
A noi tutti torni.

da "Solenne" - Mariangela Gualtieri

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