Nuove foto aggiunte

Nuove foto aggiunte

Quanti anni
hai passato fingendo, tu, la occulta,
d’esser figlia apparente
del mondo, dei tuoi padri, della terra,
lì della tua voce fu lo stelo!
Il sole sulle spalle
te le rendeva brune.
Se il freddo ti stringeva alla sua pelle
nitida tu tremavi.
Sembravi essere la creatura,
tu, degli azzardi,
aspettando te stessa in ogni giorno.
Dolce e ferma materia di cui il mondo,
con la neve o col sole, pena o gioia,
s’intratteneva capricciosamente,
modellando prodigi, volto e anima,
senza far altro, tu,
che accettarli con il sorriso,
guardarli nel tuo specchio,
e poi uscire con essi nella vita,
come fossero te. Il tuo corpo stesso
immaginarono essere plasmato
con il latte materno, e che fu il tempo,
con il crescere, per leggi esteriori,
e vestito
con le sete dipinte da altre mani.
Ma un giorno sulla fronte,
sul petto, sulle labbra,
metallo ardente, olio, accese parole,
ti toccarono e infine
ora ti chiami tu.
Coronata di te, di te vestita,
ciò che ti copre l’anima che eri
non è la carne dono dei tuoi padri,
né i vestiti venali, né l’età.
Nella usuale materia
- occhi, grazia, bontà, gambe slanciate,
colore dei capelli, voce, grinta-
che in te portavi,
ti sei ormai infusa, ti sei fatta te.
Non ricevi più vita, tu la crei.
Tu della tua creatura sei l’origine,
dal vago simulacro del tuo prima
estrai il tuo nascere: appena nata
volontaria alla vita. Ed ormai non devi
nulla - non hai passato -
alla terra, o al mondo, o a altri esseri.
E semmai, bacia con riconoscenza
sulle labbra dell’aria di stanotte
- tetto degli astri suolo del trifoglio -
quella che ti ha guidata, misteriosa
potenza dell’amore, fino a te,
poter essere finalmente la tua anima.
Pedro Salinas da “Ragioni d'amore

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